Camminare” di Hermann Hesse.
Sulla mensola di casa riposano libri. Libri letti, libri dimenticati e libri in gestazione. Li acquisto perché voglio leggerli ma il tempo non è tantissimo e la lista è lunga. Così riposano lì, in attesa del loro momento, di essere ricordati, presi in mano e assaporati pagina dopo pagina. A volte devo dare la precedenza ai libri che mi regala Valeria, altrimenti, se non li leggo e li lascio sulla mensola in attesa per troppo tempo, lei si indispettisce. I libri che mi regala Valeria sono pura letteratura e ovviamente di grande gusto e livello. Ho appena letto Cancroregina di Landolfi che mi aveva regalato da tempo e non potevo più lasciarlo lì ad aspettare. Capolavoro.
Per quanto riguarda gli acquisti, ho una predilezione rispetto ai libri che parlano di viaggi o di Cammino, il mio amico da una vita. Ne ho molti sulla mensola già letti e molti di più ancora da leggere. Tra questi c’è solo una guida acquistata nel 2005 che è “Di qui passò Francesco”. Solo una perché a me le guide non piacciono e non le uso mai per camminare. Questa la presi nel 2005 per curiosità. Preferisco camminare senza, preferisco la scoperta ai percorsi segnati e preferisco chiedere sul posto per riservare un po’ di spazio agli smarrimenti e allo stupore, agli imprevisti da risolvere.

“Camminare” di Hermann Hesse:
Ho letto un libricino negli ultimi giorni che si chiama “Camminare”. Ne ho altri due con lo stesso titolo ma di autori diversi. Questo che ho letto è una raccolta di scritti di Hermann Hesse buttati giù tra il 1904 e il 1914. Gli altri due, lì in attesa, sono rispettivamente di David Le Breton e di Thoreau. Su Hermann Hesse nutrivo qualche riserva prima di riscoprirlo in questo libro che ho letto con occhi diversi rispetto a quelli con cui lessi Siddharta 20 anni fa.
Hesse è un ricercatore della perfezione dentro e fuori di sé. Se l’oggetto dei suoi pensieri e del suo sentire non è perfetto, sublime, aulico quasi soprannaturale, allora appartiene all’estremo opposto, alla malinconia, alla noia, al senza senso, alla caducità e alla morte. Non esiste via di mezzo perché la via di mezzo corrisponde alla medio-crità. Di lui avevo conosciuto solo la parte sublime, mentre questo tratto scuro della sua personalità non lo sospettavo. D’altronde, spesso, dove c’è tanta luce c’è anche tanto tormento.
Hesse è un pittore che usa il linguaggio per dipingere finemente e con precisione assoluta paesaggi naturali e autoritratti della sua interiorità attratta, succube, ammaliata dalla natura e che in essa si rispecchia. Amava vagabondare in terre straniere e sconosciute e tra le sue montagne, tra la Svizzera e le Alpi, spesso senza metà. Anche lui, come tanti altri camminatori, non poteva fare a meno del viaggio e soprattutto del camminare.
Una passione inarrestabile gli nasceva dentro, passione per la vita profonda, vissuta intensamente in ogni suo istante tra luminose cime innevate, ruscelli scintillanti e verdi boschi e contemporaneamente passione per la morte perché, per lui, le esperienze più significative e meritevoli di essere vissute sono “solo quelle in cui siamo pronti a dare la vita”.
“Camminare” di Hermann Hesse, dipinti in scrittura.
Hesse è un pittore e leggerlo è come ammirare un paesaggio naturale con occhi attenti e assaporarlo con tutti i 5 sensi. Ci sono i suoni della natura, i sapori, i profumi e le fragranze, le consistenze e le sensazioni della pelle in relazione agli agenti atmosferici, ma anche gli effetti dei tramonti e delle nevicate in alta quota. Le descrizioni visive sono magistrali e dettagliatissime. Descrizione della natura che è nello stesso tempo descrizione del proprio sentire e della propria interiorità che in essa si riconosce e si rispecchia.
Non ci sono persone nei suoi racconti se non, saltuariamente, un bambino intento a canticchiare una nenia in lontananza e girato di spalle, un contadino che conduce buoi a far provvista di legna. Presenze anonime e indefinite di cui si raccolgono solamente gli elementi più puri e in qualche modo legati alla loro presenza naturale. Nel racconto dei viaggi, anche di quelli in città d’arte come Firenze, non ci sono monumenti, architetture, attrazioni turistiche ma pesci rossi, laghetti e giardini. La bellezza è qui, “nulla dà altrettanta gioia come gli ingenui momenti che mi sono concesso in compagnia di nuvole, alberi, bambini e animali”.
Tra perfezione e sublime
La ricerca della perfezione, del sublime e, a questo punto, anche dell’ascesi attraverso la natura, ha i suoi contro. Quando non la raggiunge, l’umore si dirige verso il polo opposto. Tutto è nero o privo di colore, triste, nemico, senza vita e senza suono. Tormentato da un’inquietudine profonda attende il domani dandosi al vino, consapevole che questo malessere è il prezzo da pagare al desiderio di perfezione e alla ricerca del sublime della natura che a volte diventa assuefazione e dipendenza.
Ricorda qualche racconto di vita dei santi, magari di San Francesco, di cui tra l’altro Hesse ha parlato in un breve testo, dove gioia e pienezza di sentimento nel vivere il creato devono fare i conti e si alternano a tormenti e patimenti interiori. Camminare” di Hermann Hesse è un libricino di 130 pagine composto da vari racconti, una lettura interessante e poetica, che consiglio. Piano B edizioni, 12 euro.

Daniele Ceddia
Autore
Mi occupo di educazione. Nel tempo libero scrivo e cammino. Mi piacciono le pause, la cucina, le storie e i silenzi della natura.
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