Mi è capitato di incontrare la mappa dei «Posti Sinceri» di Milano per caso e ha subito attratto la mia attenzione. Passeggiando per le strade, ovunque mi trovi, abbandono spesso le vie principali per infilarmi nei vicoli, vedere cosa c’è dietro l’angolo alla ricerca dello spirito del posto, quello più autentico e genuino a volte nascosto dietro le facciate. Lo faccio anche durante i lunghi cammini, uscendo dai percorsi segnalati, camminando qualche chilometro in più per cercare un bar, una rosticceria, un panettiere che appartenga il più possibile al luogo, che non sia sceso a compromessi e non sia stato trasformato dal passaggio dei turisti. Osterie di cacciatori, bar semi-deserti di una bellezza un po’ decadente, taverne popolari e di quartiere. Qui è dove più respiro il genius loci.
Anche a Milano esistono posti sinceri e autentici (sempre che la parola “autentico” abbia un qualche significato) testimoni di un altro tempo e di una socialità popolare dove i prezzi sono commisurati all’offerta e l’umanità è gratis.
I Posti Sinceri, a Milano, vanno cercati e scoperti.
Proprio come hanno fatto gli ideatori della pagina Instagram PostiSinceri che si occupa di scovare baretti, boccifile, trattorie e circolini di una volta a Milano e dintorni. Durante le mie passeggiate per Botteghe Storiche mi capita di incontrare questo spirito del passato non solo nei bar ma anche nelle stradine e nelle viette, sulla facciata di una casa di ringhiera in periferia, tra le crepe e i mattoni di una fabbrica dismessa dei primi del ‘900.
Mi trovo in sintonia con la ricerca di PostiSinceri perché questi luoghi risuonano anche in me, nelle memorie di un tempo lontano. Magari in quelle dell’infanzia, lì, assieme ai ricordi più belli.
Nella mappa di Posti Sinceri ci sono luoghi che conosco, altri li andrò a vedere durante le passeggiate per Botteghe Storiche. Alcuni di questi credo siano proprio nell’albo di Botteghe Storiche.
La mappa dei Posti Sinceri di Milano:
#POSTI SINCERI di MILANO
Riporto qui uno stralcio dell’articolo di Paolo Robaudi su Corriere Milano che descrive con un registro narrativo e poetico quella che era l’atmosfera di un tempo in questi luoghi.
Sono rimaste ancora oggi le tracce di quell’accoglienza ironica, ruvida e sincera tipica dello spirito milanese ?
Un tempo la scighera ammantava le strade, le cose, la gente, rendendo irreale la città. Milano era senza confini, nascosti com’erano tra i dettagli indefiniti del nebiun, così nelle osterie la lingua franca era il milanese e gli avventori si confondevano tra di loro. I personaggi che animavano questi luoghi erano raccontati nelle canzoni di Gaber e Jannacci, come nei romanzi e nella cronaca dei giornali da penne fenomenali, come quelle di Brera, Scerbanenco, Castellaneta, Bianciardi e Testori. Milano viveva di un’atmosfera particolare, di città non ancora metropoli, di cittadina cresciuta in fretta, per far posto ai tanti nuovi arrivati. Le macchine erano poche e le Lambrette padrone della strada
Le consumazioni avevano nomi ormai dimenticati: il bianchino, la bicicletta, l’uno in due. I cocktail non esistevano o erano rivolti alle élite che frequentavano i bar o le pasticcerie della borghesia milanese. Le sigarette erano le Nazionali senza filtro, il cui fumo si mischiava alla nebbia, ogni volta che qualcuno apriva la porta di un locale. Milano era una città austera, la distinzione tra il sciur e l’operari era nei dettagli, ma nella sostanza erano tutti uguali, i valori condivisi l’onestà, la dignità e il lavoro.
Donata Guaita
Bella definizione della Milano che amo… o amavo