[12 luglio 2018 – 14° giorno] Percorsi oggi: 35.4 Km, in totale: 332.8 Km
Daniele mi precede di qualche metro e a un certo punto lo sento che mi urla: “Guarda cosa c’è qui!” In mano sventola una grossa pochette che poco prima teneva in mano Sara
12 luglio 2018
Stamani siamo riusciti a svegliarci presto: alle 6:40 abbiamo aperto gli occhi, eppure anche stavolta non siamo riusciti a uscire prima delle 8:15. Camminiamo per Viana do Castelo e arriviamo in un punto che non posso fare a meno di fotografare perché ci trovo due cose che sono la mia passione: un cantiere navale con le mie amate gru (prima passione) che sono tante, dai colori sgargianti, e che si armonizzano perfettamente con un grande e variopinto murales (seconda passione) che delimita la zona. Amo tantissimo le scenografie metropolitane, anche se in questo caso non ci troviamo esattamente in una metropoli. Proseguiamo e troviamo prima degli operai che, con pazienza certosina, sistemano uno per uno le centinaia di sanpietrini che formeranno una strada; poi alcune donne accovacciate che, con altrettanta pazienza, piantano nella lunga fossa di un marciapiede che è riempita di terriccio, dei fiori che, con il tempo, cresceranno e abbelliranno la via. Mi fa un certo effetto ritrovare le operazioni manuali di un tempo antico, in un’epoca in cui i lavori meccanici sono praticamente sempre automatizzati. Non so se tirare un sospiro di sollievo (“Meno male che resta ancora qualcosa del tempo che fu!”) o se provare un po’ di tristezza verso coloro che, ogni giorno, devono ripetere infinite volte gli stessi gesti.
Arriviamo all’oceano e riprendiamo la “via delle passerelle” che si alterna a tratti di sentiero su e giù per le verdi collinette che fiancheggiano la spiaggia, e a tratti di strada nel bosco.
Incontriamo una ragazza italiana, Sara, che avevamo conosciuto in un ostello e ci fermiamo a scambiare due parole, poi proseguiamo il cammino. Daniele mi precede di qualche metro e a un certo punto lo sento che mi urla: “Guarda cosa c’è qui!” In mano sventola una grossa pochette che poco prima teneva in mano Sara. No, Daniele non ha scippato la poveretta, ve lo assicuro! Dopo una decina di minuti vediamo Sara che ci corre incontro agitatissima, chiedendoci se abbiamo trovato la sua pochette. Daniele si gira e le mostra lo zaino a cui l’ha attaccata e quella per poco non sviene per la gioia. Ci abbraccia, ci bacia, ci chiama “i miei salvatori” e ci invita a bere qualcosa in un baracchino sulla spiaggia. La pochette conteneva il suo portafoglio con documenti, soldi e tutto e se non l’avesse ritrovata il suo Cammino sarebbe terminato qui. È una delle rare volte in cui sono io a salvare qualcuno invece di essere salvata e, onestamente, non so se sia più bello trovarsi nella prima situazione o nella seconda. Oggi è giornata di dubbi amletici.
Non mancano molti chilometri al termine del percorso ma la stanchezza comincia a farsi sentire, più che altro a livello psicologico. Sia io che Daniele procediamo a fatica, abbiamo un calo di umore e di entusiasmo. Può capitare. Giungiamo al traghetto che, attraversando il fiume Minho, ci deve portare in Spagna (più precisamente in Galizia) e riusciamo a prenderlo per un soffio. Questo colpo di fortuna ravviva il nostro stato d’animo, che si rianima completamente quando arriviamo all’alloggio, una graziosissima casetta in un camping immerso nel verde.
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