[7 luglio 2018 – 9° giorno] Percorsi oggi: 35.8 Km, in totale: 216.9 Km
Camminando nei paesini ho constatato una volta di più che la presenza umana è decisamente rara. Le case hanno spesso le persiane abbassate e nei giardinetti non c’è nessuno. Anche per strada non si vede quasi mai anima viva
7 luglio 2018
Stamani, finalmente, siamo riusciti a svegliarci presto! Alle 7:15 eravamo pronti per la colazione, che ci è stata servita molto abbondante, e verso le 8 abbiamo iniziato il cammino. Oggi abbiamo visto paesaggi molto diversi: siamo partiti da una zona di “archeologia industriale”, con capannoni dimessi che ricordano un po’ le fabbriche di Sesto San Giovanni, ci siamo spostati sul ciglio di una strada dove sfrecciavano le auto intossicandoci i polmoni (la parte peggiore del cammino), abbiamo attraversato dei paesini (uno dei quali insolitamente affollato), poi la campagna, altri paesini, altra campagna. Per un brevissimo tratto eravamo immersi in un boschetto che pareva di montagna dato che il percorso era ripido e accidentato, mentre per un tratto un po’ più lungo ci siamo mossi in un bosco abbastanza insolito perché il suolo era piastrellato con pietroni. Poi abbiamo scoperto che si trattava di una strada di epoca romana.

Camminando nei paesini ho constatato una volta di più che la presenza umana è decisamente rara. Le case hanno spesso le persiane abbassate e nei giardinetti non c’è nessuno. Anche per strada non si vede quasi mai anima viva. Io e Daniele scherzavamo sul fatto che in Italia ci sarebbe lo zio in canottiera che ascolta la radio sulla sdraio in giardino, i ragazzini a giocare a palla per le vie facendo cagnara, il vicino che taglia l’erba. A un certo punto, ecco che arriviamo a Porto! Il primo impatto con la città non è entusiasmante perché ci troviamo in periferia e io vedo solo cemento, macchine e gente dall’aria sbandata. Poi, però, la periferia termina e il mio cuore fa un balzo dallo stupore: siamo su un ponte molto alto e sotto di noi il fiume e miriade di case; di fronte a noi, la città che si inerpica su un colle. Se Lisbona e Coimbra sono “scenografiche”, Porto lo è anche di più. Avanziamo sul ponte e mi pare di essere un immigrato dei primi del ‘900 che, dalla nave, scorge da lontano la Statua della Libertà. Oppure un uccello che sorvola la città. Mi sporgo dalla ringhiera e mi coglie una vertigine, non so se per l’altezza o per l’emozione di trovarmi sospesa fra cielo, acqua e terra.

Proseguiamo per raggiungere l’albergo e ritrovo le stesse caratteristiche di Coimbra e di Lisbona e del Portogallo in genere: casette colorate molte delle quali in stato di abbandono, un continuo saliscendi delle strade, murales e grande vivacità. Domani visiteremo Porto. Finalmente Daniele ha accettato per un giorno di attaccare al chiodo il suo abito da pellegrino e di indossare, assieme a me, quello del turista!
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