[9 luglio 2018 – 11° giorno] Percorsi oggi: 22.8 Km, in totale: 239.7 Km
+12 Km in metropolitana
Arriviamo a un accrocchio di casette di pescatori che penso non siano abitazioni, bensì depositi per le reti e per gli attrezzi da pesca. Mi piacciono da matti, così piccoline, elementari e colorate…Sembrano casette delle bambole
9 luglio 2018
Ancora una volta Daniele si sveglia molto presto e parte, mentre io resto a dormire un’oretta di più e poi lo raggiungo in metro. Non ho voglia di fare 35 km, di cui una buona parte nella periferia di Porto. Ci troviamo a Matosinhos dove iniziamo il cammino su un ponte di ferro sopra un fiume, per poi proseguire – finalmente! – lungo il mare, anzi l’oceano. Percorriamo una strada asfaltata in un’atmosfera sospesa, ovattata, con una leggera nebbiolina: com’è diversa dall’atmosfera frizzante, carica di sole e di luce, che si respira sulle spiagge dei nostri mari! La giornata non è certamente delle migliori, anche se penso che ci sia proprio una differenza sostanziale fra l’atmosfera che crea l’oceano – più rarefatta – e quella del Mediterraneo – vibrante di vita. Alla nostra sinistra una spiaggia infinita piuttosto frequentata, alla nostra destra del verde e, sullo sfondo, fabbriche. Io, dal punto di vista architettonico, amo moltissimo le industrie. Così come mi affascinano le gru probabilmente perché sono altissime, slanciate, sembrano immense giraffe, o uccelli gru appunto. Mi danno un senso di libertà e di dominio, la voglia di librarmi verso l’alto. Le fabbriche invece mi intrigano per la loro complessità. Sono tutte un intrico metallico di tubi e fili, paiono un enorme marchingegno progettato da uno scienziato o una costruzione futuristica da film di fantascienza. Dovrei iniziare a vedere qualche film cyberpunk, credo che mi piacerebbe molto.
Continuiamo il cammino su una interminabile passerella di legno che attraversa la natura, dune di sabbia e zone con l’erba, percorrendo anche una riserva naturale e delle zone quasi selvagge. Incontriamo sempre qualche altro pellegrino, gente che fa jogging o che si dirige alla spiaggia e un poco mi manca la solitudine in cui Daniele ed io eravamo avvolti i primi giorni. Arriviamo a un accrocchio di casette di pescatori che penso non siano abitazioni, bensì depositi per le reti e per gli attrezzi da pesca. Mi piacciono da matti, così piccoline, elementari e colorate…Sembrano casette delle bambole. Qua e là qualche peschereccio e degli ammassi disordinati di reti rendono l’ambiente da cartolina.
Finalmente arriviamo a destinazione, ci sistemiamo in un ostello per pellegrini (ancora in camerata – oh no!) e facciamo amicizia con un ragazzo inglese molto simpatico. Ceniamo assieme e dopo ci trasferiamo sulla terrazza dove chiacchieriamo con lui, un americano e un polacco. Sembra una barzelletta: ci sono due italiani, un inglese, un americano e un polacco… E in effetti di risate ce ne facciamo, visto che basta poco per entrare in confidenza e sentirsi a proprio agio. Finalmente ora ho sperimentato pure io la dimensione di socialità del Cammino!
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